4. ALLA RICERCA DI UNA COMUNITÀ CONTEMPLATIVA, POVERA ED ITINERANTE
Tornato ad Orléans, iniziai coi frati di Saint Jean il Catecumenato. Per circa 4 mesi, pregai per capire cosa dovessi fare dopo l’ultimo anno di liceo che stavo completando, quale fosse la mia chiamata. Il primo Gennaio del 2002, Solennità della Madre di Dio, durante la Consacrazione Eucaristica ebbi la forte convinzione di essere chiamato al Sacerdozio ministeriale. Con questo evento, Dio mi aveva dato una forza nuova, sia per stabilire con la mia ex-ragazza una relazione solo amicale, sia per affrontare gli studi liceali che avevo tralasciato. Durante questo primo anno di Catecumenato, incominciai a leggere la Bibbia e specialmente il Vangelo. Man mano, iniziai ad essere attratto dalla dimensione contemplativa della Vita Cristiana. Mi misi anche a leggere la storia di San Francesco d’Assisi e dei primi francescani. Mentre leggevo tali racconti, questi frati mi sembravano come “usciti dal libro”, reali, vivissimi, ripieni di una gioia e di una libertà meravigliosa. Anche io desideravo vivere come loro ed avere tali doni sublimi. Questo loro esempio di vita mi fece guardare con più attenzione la totale povertà e l’itineranza al servizio dell’evangelizzazione che Gesù Cristo visse e raccomandò ai suoi: «E li mandò ad annunziare il Regno di Dio […] dicendo loro: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno» (Lc 9,2-3ss). Partii dunque alla ricerca di questo stile di vita evangelico per fare diverse esperienze in più comunità, senza però trovare pienamente lì quello che cercavo. Poi mi fu detto da alcuni religiosi di fare una esperienza lavorativa, e assecondai la richiesta scegliendo di lavorare per un anno come apprendista intagliatore di pietre, in una organizzazione connessa con i frati di St. Jean. Fu lì che completai il mio percorso di Catecumenato e, durante la Veglia Pasquale del 2004 ricevetti il Battesimo, la Prima Comunione e la Confermazione. Ma l’esigenza di farmi povero non mi lasciava più in pace e i viaggi a piedi e in autostop che intraprendevo evangelizzando (anche se mi portavo ancora una bisaccia), erano per me come un’invocazione di aiuto…
5. L’INCONTRO CON I PICCOLI FRATI E PICCOLE SUORE DI GESÙ E MARIA
Giunse per il Signore, il momento di dare eloquente risposta alla ricerca che Lui aveva fatto scattare nella mia vita, facendomi incontrare alcuni consacrati dei Piccoli Frati e Piccole Suore di Gesù e Maria. Nel mese di giugno del 2004, mi recai in autostop ad un ordinazione sacerdotale alla quale ero stato invitato. Mentre aspettavo l’inizio della celebrazione vidi alcuni consacrati vestiti di sacco. Per un attimo mi sembrò un miraggio, ma subito mi fu detto che questi frati e suore non toccavano mai soldi come S. Francesco d’Assisi (non che sia male toccare soldi, dato che anche gli Apostoli avevano la cassa), e che andavano in tutto il mondo senza niente, a piedi e in autostop sforzandosi di vivere e predicare il Vangelo. Andai subito da loro. Essi sembravano venire da un altro mondo (Cfr. Gv 18,36), eppure mi trasmisero una singolare fiducia. Mi presentarono al loro fondatore: frà Volantino Verde, il quale mi disse alcune parole che poi si rivelarono profetiche. Da allora in poi, mi sentii invaso da una grande gioia e dall’intuizione di essere giunto al “porto sospirato”. Pochi giorni dopo, mi recai da questi fraticelli, sempre in autostop, per iniziare una prima esperienza con loro. Quando dunque per la prima volta “salii a bordo” di questa Comunità, fui colpito dalla gioconda e fraterna accoglienza che animava tutti i membri del (per così dire) “equipaggio”, preannunciando cosi la festosa ma reale meta del loro viaggio (Cfr. Eb 13, 14). Durante le ricche condivisioni spirituali, Fra Volantino ci regalava una moltitudine di esempi creativi o chiavi di lettura semplici e luminose, utili per comprendere come concretamente Imitare Cristo, nella Sua Chiesa. L’umile e attento ascolto (Cfr. Fil 2,3), e il divino senso di timore (Cfr. At 2,43) presente in tutti i fratelli e le sorelle, mi edificarono. Con la grazia di Dio e la sua buona volontà, Frà Volantino era riuscito a concretizzare uno stile di vita evangelico vivendo non solo la povertà totale e l’itineranza al servizio dell’evangelizzazione, ma anche una gioiosa ed amorevole vita comunitaria ed una profonda dimensione contemplativa, elementi questi che cercavo da tre anni. Tuttavia quest’opera andava molto, ma molto al di là delle mie attese! In poche settimane, il Dio dell’Universo mi confermò in molti modi e mi diede l’irremovibile certezza, che questa Comunità di Piccoli era il veicolo per mezzo del quale ero chiamato a viaggiare e portare altri verso il Suo Regno Eterno ed indistruttibile (Cfr. Dn 7,14). Ecco dunque uno dei numerosi eventi che permise il Signore per aiutarmi a captare la sua voce: Una mattina, mentre tutti i fratelli e le sorelle, alzandosi si erano recati come di solito, nella cappellina per l’ora quotidiana di adorazione-veglia davanti a Gesù Sacramentato, io ero rimasto a dormire. Frà Volantino, mi stava aspettando, seduto sulle scale di fronte alla porta aperta della cappellina e rivolto verso il Santissimo Sacramento. Egli voleva capire se io cercassi fino in fondo la Volontà di Dio o no, e quindi se io dovessi finire lì l’esperienza con loro oppure continuare. Egli fece una breve preghiera a Gesù in Siciliano, del tipo: “Signore, ch’am a fare cu chistu caruso?” cioè: “cosa dobbiamo fare con questo ragazzo?” Poi aggiunse: “e perché non è venuto stamattina?” Dopo che ebbe formulato tale preghiera, ebbe un leggero colpetto di sonno durante il quale sentì una voce che in un certo modo diceva: “il ragazzo non è venuto nella cappellina stamattina perché il Signore gli sta parlando e gli sta dicendo che è stato scelto per lavorare nella banca V.V.”. Svegliandosi, frà Volantino scrisse queste parole su un quadernetto. Nello stesso tempo, io che dormivo nella celletta, vidi in un sogno, che mi trovavo di notte in un orto di ulivi, e a circa tre o quattro metri, di fronte a me, si trovava Gesù rivestito di un lungo manto color porpora. Egli mi guardava e mi rivolgeva la parola, ma mentre lo vedevo aprire la bocca, non riuscivo a sentire il suono delle parole che pronunciava. E subito dopo questa visione, mi svegliai. Di ciò, non parlai a nessuno durante tutto il giorno. Venuta la sera, allorché ci trovavamo davanti a una vetrata dietro la quale, nella notte, si vedevano degli alberi d’ulivo; frà Volantino si rivolse a me e mi affermò: “Ma a te, il Signore t’ha parlato oggi!” ed io stupito: “Si, si, mi ha parlato! Proprio il Signore, l’ho visto in una percezione interiore, ma non sono riuscito a sentire le parole che mi diceva.” Allora frà Volantino (ripeto, senza che io avessi raccontato il sogno a nessuno), sorridendo mi disse: “Non ti preoccupare perché le parole, le ha dette a me nell’ora stessa che tu lo hai visto.” Uscendo dalla tasca il quadernetto, mi mostrò la frase scritta e datata della mattina stessa, dove vi erano scritte le Parole di Gesù, e cioè: “il ragazzo non è venuto in cappellina stamattina perché il Signore gli sta parlando e gli sta dicendo che è stato scelto per lavorare nella banca V.V.”. Da questo evento, capii sempre meglio che Colui che mi chiamava dall’alto dei Cieli, intendeva fare giungere a me la sua voce attraverso quella di frà Volantino. In seguito, mi furono affidati dei lavori di traduzione in francese di alcuni documenti scritti dal nostro fondatore. Lì, incominciai a capire sempre più che la spirituale banca V.V. (non di soldi, ma di Grazia) nella quale ero stato assunto, racchiudeva “‘la mappa’ di un ‘tesoro’ infinito, che splende di immortalità” e cioè: delle meditazioni di altissimo valore, frutto della concreta esperienza di vita Evangelica del loro autore. Ero dunque invitato pure io da Nostro Signore Gesù Cristo a farle fruttificare deponendole, come diciamo in Comunità, nella “banca di tanti cuori” in ricerca dei celesti valori. Questo per poi trovare un giorno in Paradiso il guadagno più grande possibile!, e cioè: guadagnare fratelli al Signore! (Cfr. Mt 18,15) e anzi, molte città (Cfr. Lc 19,17), in ognuna delle quale, come deduce il nostro fondatore, abiteranno un gran numero di fratelli!
In conclusione,
rinnovo per tutti noi l’augurio di San Paolo: “il Padre della gloria […] illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi” (Ef 1,17-18)10 . Tesoro di gloria questo che aumenta anche in base al nostro impegno come dice Sant’Ambrogio: «Quanto più avremo lottato in questo mondo per obbedire ai precetti del Signore, tanto più saremo beati nella vita futura, e tanto maggior Gloria guadagneremo!» E a proposito di tale Gloria celeste alla quale Dio ci vuole fare partecipare (Cfr. Gv 17,22.24), San Massimiliano Kolbe spiega: «La Gloria di Dio risplende soprattutto nella salvezza delle anime che Cristo ha redento con il suo sangue. Ne deriva che l'impegno primario della nostra missione apostolica sarà quello di procurare la salvezza e la santificazione del maggior numero di anime». La Santissima Trinità ci aiuti a fare fruttificare sempre più i Suoi doni, affinché, con l’ausilio di Maria, imitiamo Cristo il più che possiamo, secondo la nostra chiamata, in modo da “guadagnare” in Lui il maggior numero di fratelli e sorelle possibili (Cfr. Mt 18,15) per i gaudi sconfinati della Gloriosa Immortalità!
fr. NMA
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